COSENZA, I ROM E LA BARACCOPOLI INDEGNA. SAGGIO SGOMBERARLA! firma ora
Sono anni che nel silenzio generale è sorta, sulle rive del fiume che bagna Cosenza, una vera è propria città di "cartone" popolata dai rom. Gente che bivacca in condizioni di disumano degrado tra topi, escrementi e spazzatura accanto ad un fiume che durante le piogge autunnali s'ingrossa e diventa un pericolo per la vita di oltre un migliaio di persone, tra cui tante donne e bambini. Le stesse donne e gli stessi bambini che siamo ormai abituati a vedere per strada a mendicare, ai semafori a respirare il gas di scarico delle automobili. Alla luce di questo inaccettabile scenario, il prefetto, invece di appellarsi al rispetto della legalità e della legge, nei giorni scorsi ha dichiarato di non avere "la coscienza" per sgomberare, quindi prendere la più saggia e responsabile decisione. Beh, si può dire, senza timore di "lesa maestà" che ha sbagliato mestiere, così come si sono mostrati inerti e incapaci di assumere una decisione le istituzioni locali come il comune e la provincia. Sulla politica cittadina, che pure viene eletta per risolvere gli annosi problemi quotidiani dei cittadini di Cosenza, sarebbe meglio stendere un velo pietoso. Gente senza attributi che - è bene dirlo con forza - intanto di politica non capisce un tubo (questo a futura memoria di quanti si recano alle urne la prossima tornata elettorale). Poi ha dimostrato solo e soltanto un triplice interesse: quello di stare incollati alle poltrone, quello di apparire sui giornali in maniera autoreferenziale, per poi passare a fine mese all'incasso delle indennità. Tutti hanno fallito. Assistiamo sbalorditi a uno squallido scarica barile che fa solo male ai rom e ai cosentini. Nessuno insomma ha il coraggio di assumere l'unica saggia decisione in grado di restituire dignità a quelle persone: sgomberare il campo della vergogna prima che sia troppo tardi, prima che si creino conflitti insanabili con i cosentini (ma può valere per altre realtà calabresi e meridionali) e prima che accada il peggio. L'unica via praticabile è il rimpatrio, senza ipocrisia né giri di parole. Senza paura di "deportazioni", come ha osservato il rappresentante del governo a cui saranno sfuggite le condizioni da "campo di concentramento" in cui è costretta a vivere questa povera gente. Il rimpatrio equivale anzi alla "liberazione", magari aiutando economicamente il loro paese di origine, ma queste sono questioni che investono il governo centrale e L'Europa. Le amministrazioni locali poco o nulla possono fare. Il comune di Cosenza non ha la possibilità di affrontare e risolvere i problemi dei suoi amministrati, figuriamoci quelli della popolazione rom. Poiché chi parla di integrarli, quindi assorbirli all'interno del tessuto sociale ed economico cittadino, ancora non ha spiegato affatto ai cosentini (tolleranti ma né stupidi né con l'anello al naso) su chi ricadono i costi sociali. In sostanza, chi paga eventuali alloggi popolari per questa gente, chi paga il loro sostentamento, dal momento che il lavoro manca? Chi paga l'assistenza sanitaria? Su chi ricadono i rischi (e i costi) sociali se qualcuno dovesse commettere reati gravi o non. E se qualcuno andrà ad ingrossare le truppe della criminalità organizzata, come è accaduto in passato con i rom di casa nostra, chi si assume la responsabilità? La Curia? La stessa che oggi, spalleggiando il signor prefetto, parla di "accoglienza" a tutti i costi e di "rispetto della dignità umana". Ma se per rispetto della "dignità umana" la Curia intende la stessa di quella cinicamente calpestata (e gravemente omessa) all'istituto Papa Giovanni di Aiello Calabro, meglio che lasci perdere.
STATUTO DEL COMUNE DI COSENZA
Titolo II
Forme di partecipazione
Capo I
Art.8
Consultazioni, petizioni e proposte
<<1 - Chiunque , anche se non residente nel territorio comunale, può rivolgersi in forma collettiva agli organi dell’amministrazione per sollecitarne l’intervento su questioni di interesse comune o per esporre esigenze di natura collettiva. La raccolta di adesioni può avvenire senza formalità di sorta in calce al testo comprendente le richieste che sono rivolte all’amministrazione. La petizione è inoltrata al Sindaco il quale, entro 30 giorni, la assegna in esame all’organo competente e ne invia copia ai gruppi presenti in Consiglio comunale. Se la petizione è sottoscritta da almeno 200 persone l’organo competente deve pronunciarsi in merito entro trenta giorni dal ricevimento. Il contenuto della decisione dell’organo competente, unitamente al testo della petizione, è pubblicizzato mediante affissione negli appositi spazi e, comunque, in modo tale da permetterne la conoscenza a tutti i firmatari che risiedono nel territorio del Comune.>>
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22 settembre 20101. dino granata
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Informazioni
dino granataDa:
Giustizia, diritti e ordine pubblicoIn:
Destinatario petizione:
Città di Cosenza
Tags
cosentini, cosenza, curia, degrado, dignità umana, diritti dei residenti, prefetto, provincia di cosenza, rom, violazioni